In Sicilia, sia le
torri dei castelli che quelle di guardia si chiamavano quasi dovunque il
cannone, la grande canna, solo che, distrutti castelli a torri, in certi paesi, la parola è rimasta ad evocare una mitica arma da fuoco puntata a minaccia, sull'altura dove invece era il castello.
Al
cannone-torre si riferisce il verso "vitti 'na crozza supra lu cannuni", che, a chi non sa, fa piuttosto pensare ad un cannone (arma da fuoco) decorato del piratesco emblema di un teschio.
E invece si tratta del teschio di un
giustiziato.
Nelle giustizie feudali - anche in Sicilia - si usava attaccare la testa dell'uomo, su cui era stata eseguita sentenza di
morte, alla
torre del castello; e, se si trattava di un qualche brigante che aveva terrorizzato anche le terre vicine, i "quarti" (di uomo, non di bue) alle porte del paese.