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Canti & cunti


Gruppo Teatro Tempo











































































































































Musco Angelo



Musco Angelo- Attore comico
( Catania 1871 - Milano 1937 ),
Figlio di un bottegaio, quattordicesimo di una nidiata sempre affamata, fece, malissimo e con insofferenza, il barbiere, il
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Angelo Musco
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Angelo Musco
calzolaio e ll muratore; e frattanto cantava canzonette per le strade della città.

A 12 anni entrò a far parte di una compagnia napoletana, tutta di siciliani, che falli. Entrò allora (1899 o 1900) nella compagnia di Giovanni Grasso senior, attore tragico di straordinaria potenza; alla fine dello spettacolo egli parodiava la tragedia interpretata da Grasso e, due piroette e pochi lazzi, « asciugava le lacrime », secondo le antiche tradizioni delle Atellane e dei Mimi; e cosi seppe conquistare il pubblico.

Dal loggione gli gridavano: «Angilu, 'a musca! »; era una canzoncina intitolata per 1'appunto 'A musca, quasi il suo cognome, ed egli la eseguiva più con le smorfie e le gambe che con la voce. A poco a poco, ma non intaccandosi i rapporti di colleganza, fra i due attori nacque una vivace rivalità professionale; e così il comico (« il   mimo »,  come lo chiamarono per la mobilità del suo volto e dell'intera persona) si staccò dal compagno.

II suo primo passo lontano da Grasso fu nella compagnia di Marinella Bragaglia; e il 1° marzo del 1914, finalmente capocomico, presentò a Napoli la «comica compagnia siciliana del Cav. Angelo Musco». Ma per qualche tempo furono dolori.

Musco e i suoi attori — fra i quali le due sorelle Anselmi, una delle quali, Rosina, da quell'anno sarebbe rimasta la sua fedele ed efficace compagna d'arte — dovettero vivere alla giornata: qui si lasciava in pegno una cassa di vestiario, la un tappeto, altrove le scene; si saltavano i pasti e si dormiva su un vagone ala stazione.

A Milano, ai « Filodrammatici », si tentò la grossa e ultima carta: se non fosse riuscita, la malinconica e denutrita compagnia sarebbe stata sciolta. Gli attori parevano spettri: facce pallide e magre di fame. Si dava Paraninfu di Capuanaera 1'aprile del 1915.

Ecco l'indomani, sul Corriere, Simoni scrivere del piccolo siciliano: « Egli e un comico irresistibile... E' un comico tutto istinto, dagli occhi accesi, dalla faccia bruciata, bizzarro, indiavolato, colorito come una maschera del tempo fecondo ». E' un ritratto perfetto e duraturo.

Due anni dopo, sull'Illustrazione italiana,ancora un ritratto dello stesso Simoni  (con lo pseudonimo di « II nobiluomo Vidal »):   « Questo Musco— diceva quel brano — e un piccolo uomo scuro,  nervoso,  irrequieto, dai capelli arruffati e lanosi, dagli occhi focosi, dal nasetto petulante; gaio come un grillo, argutissimo come un campanello, fresco come un bambino ».

In quei due anni, fra il 1915 e il  1917, la fortuna dell'attore era gia cominciata:
« Due anni or sono— è ancora Simoni — era un poverino senza requie e senza companatico, e oggi ha qualche pacchetto di biglietti da mille. Fu Milano che gli diede la più efficace notorietà. Da una sera all'altra Musco fu di moda ».

E gran parte del merito era stato appunto di Simoni. Gli autori di fama   nazionale   (Pirandello,   Capuana, Martoglio) scrissero per lui. Musco aveva una sua teoria dell'interpretazione teatrale: la commedia è la stoffa e 1'attore è il sarto, che la taglia, la trasforma, la ricompone.

Occorre, per saper fare il mestiere di attore-sarto, molta umanita; ma anche talento di osservatore, spontaneità, gioia di vivere. Spesso, nell'intento di ricamare sul canovaccio dell'autore o addirittura di trasformarlo e crearlo di nuovo, intrecciava al testo battute comiche o drammatiche a soggetto (Silvio D'Amico gli rimproverò questo vezzo).

Primo successo, il San Giovanni decollato di Martoglio; un vero trionfo, L'aria del continente, dello stesso, che lo rese popolare anche nell 'America meridionale (successivamente interpretò per lo schermo questo e alcuni altri lavori).

Fra le sue interpretazioni piu acclamate, Pensaci, Giacomino, II berretto a sonagli, Liolà, La patente (di Pirandello); Cavaliere Pedagna (di Capuana); Prete Pero (di Niccodemi); Sole d'ottobre (di Lopez); Se non son pazzi non li vogliamo(di Rocca); Ridi, pagliaccio (di Martini).

Per il cinema interpretò undici film: San Giovanni decollato1932), Cinque a zero (1932),L'eredità dello zio buonanima (1934), Il paraninfo (1934), L'aria del continente (1935), Fiat voluntas dei (1935), Lo smemorato(1936),Re di denari (1936), Pensaci, Giacomino (1936), Il feroce saladino (1937),Gatta ci cova (1937).

Un collage-rievocazione, con brani da questi film, fu presentato nel 1953 con la regia di G.W.Chili. Musco morì improvvisamente a Milano ( 6 ottobre 1937 ), dopo una rappresentazione al teatro Olimpia. Enrico Serretta raccolse in un volume ( Cerca che trovi, 1930 ) le memorie di Musco.

Le sue spoglie furiono restituite a Catania otto giorni dopo, il 14 ottobre. La salma arrivò in treno, alle 11,18; una sterminata folla, presenti tutte le autorità. <<La vettura funebre - scrive il giorno dopo Il popolo di Sicilia, che dedica all'avvenimento quasi intera la pagina di cronaca - si ferma silenziosa sul primo binario.

Il Federale, il Podestà e le altre autorità principali si avvicinano al feretro salutando romanamente. La folla intorno leva alto anch'essa il braccio nel saluto romano>>. La regina e Mussolini hanno mandato, <<particolarmente care>>, le loro condoglianze.

Alla fine, dopo i discorsi funebri in piazza Crocifisso Majorana, << il Segretario Federale fa l'appello fascista di Angelo musco: " Camerata Angelo Musco!">>. E la folla <<Presente!>>.
Enc. di Ct tringale editore 1987