Formisano Giovanni - Poeta dialettale (Catania 1878-1962).
Nacque da famiglia della media borghesia. Il padre Davide era un noto imprenditore edile che tra l'altro - come si legge nell'epitaffio scritto dal figlio poeta - <<senza livedda allividdò lu chianu>>, cioè, senza calcoli ingegneristici riuscì a dare alla piazza Duomo il funzionale assestamento che ha ancora oggi.
Frequentò le scuole tecniche, e intraprese un'attività commerciale che, tuttavia, non gli impedì di dedicarsi, a un costante esercizio poetico che rispecchia, in limpidissime e armoniose strutture metriche, la mitezza del suo carattere e i genuini affetti che nutrì per la famiglia, gli amici, la terra natale.
Fu (così nella relazione del consorso nazionale di poesia dialettale bandito nel 1922 dal Messaggero di Roma e presieduto da Luigi Pirandello),
<<un vero , schietto personalissimo poeta>>.
Caso unico nella storia dei consorsi letterari, sui dieci premi assegnati egli se ne aggiudicò ben sette. La sua vasta produzione poetica è compresa nei seguenti titoli: Mennula amara (1905), Carizzi di Tula (1907), Iurnati senza suli (1920), Canti di terra bruciata (1927), Canzuni senza patri e senza matri (1934), Setti lacrimi (1941), Vecchi cicatrici (1951), Campani di la Virmaria (1955), Malati senza frevi (1958).
E' , fra l'altro, l'autore del testo della notissima romanza <<...E vui durmiti ancora>> di Gaetano Emanuel Calì. Al teatro diede tre commedie: Matrimoni e viscuvati, Abbasso le signorine e Pasta antica.
E' presente in diverse antologie di poesia dialettale. Una silloge delle sue più significative composizioni fu pubblicata nel 1968 da Gaspare Bosco. Nel 1944 fondò a Catania l'associazione <<Amici del dialetto>>, attivissimo cenacolo
di poeti dialettali siciliani.
Enc.di Ct Tringale Editore 1987
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