Amenano
Non e’ noto dove si trovi la
sorgente di questo fiume che attraversa Catania .
Originariamente
scorreva in superfice; furono le eruzioni dell’Etna a seppellirlo.
Prima dell’eruzione del 252 D.C., l’Amenano alimentava
il lago di Nicito che
quell’eruzione ricoprì in parte;
l’eruzione del 1669 seppellì completamente il lago
ed i
rimanenti tratti superficiali del corso del fiume.
E’ certo, comunque, che esso si articola in piu’ rami,
sembra tre.
Il primo attraverserebbe i benedettini, la via orfanelli, via Garibaldi
e la pescheria, per
sfociare a mare dentro il porto.
Il secondo dai benedettini passerebbe per via teatro greco, via
Vitt. Emanuele, per
alimentare la fontana omonima in piazza Duomo
e i cosiddetti <<sette canali>>, e
sfociare quindi a
mare.
L’ultimo ramo, infine, sempre partendo dai benedettini attraverso
piazza Duomo e le
terme Achillee sfocia anch’esso a mare.
Encic. di Ct Tringale Editore 1987
Fontana dell'Amenano
Nel 1861, l'amministrazione municipale, presieduta dal cav. Giacomo Gravina, primo sindaco della città dopo l'unità d'Italia (in precedenza il
primo cittadino aveva il titolo di <<patrizio>>, deliberò una vasta opera
di bonifica nella zona del Duomo e in quella immediatamente a sud per
la regolamentazione dell'Amenano, il misterioso fiume sotterraneo,
le cui acque scorrevano disordinatamente provocando
continui allagamenti. |
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Le acque furono convogliate in un grosso argine di muratura e avviate verso il mare;
fu recuperata così una larga striscia di terra che fu sistemata a giardino.
Era il primo passo per la realizzazzione della futura villetta Pacini.
Un grande lavatoio pubblico venne costruito su uno degli argini e posto a disposizione
dei Cittadini.
Nel 1864, il comune, sindaco il cav. Antonio Alonzo, stanziò la somma di 26.000
lire per la costruzione di una monumentale fontana dedicata all'Amenano ( dio fluviale
onorato nell'antichità dai catanesi), in piazza Duomo, all'imboccatura della pescheria, dove passava, e passa, appunto il grande canalone che convoglia le acque verso il mare.
Il lavoro, per la parte archirettonica, venne affidato allo scultore napoletano
Tito Angelini.
La fontana fu inaugurata nell'autunno del 1867, sindaco il duca Francesco Paternò
Gioieni d'Imbert.
E' costituita da una grande vasca a forma di conchiglia sulla quale si staglia la
figura di un giovanetto, dal sorriso enigmatico, nel quale è personificato il dio Amenano.
Ai due lati, altrettanti tritoni. le tre statue furono ricavate da blocchi di marmo di
Carrara dai fratelli Pietro e filippo Bardi.
La conchiglia, da cui piove l'acqua nel sottostante letto del fiume ( i catanesi l'hanno
battezzata << l'acqua a lenzuolo >>), poggia sopra un ornatissimo basamento
che reca nella parte anteriore lo stemma della città.
Encic. di Ct Tringale Editore 1987
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Lavatoio pubblico
Nella borgata di
Cifali, con tettoia e cancello d’ingresso, e’ usato
ancor oggi (1987)
dalle donne del popolo per lavarvi i loro panni.
Nel 1983 e’ stato sottoposto a radicali restauri e dotato
di impianto elettrico e di cancellate.
E’, ad onta dell’apparente promiscuità e contemporaneità
dell’uso, perfettamente igienico,
poiché l’acqua
non e’ stagnante ma in continuo, anche se pigro, movimento.
L’acqua che lo alimenta ( e che alimenta la fonte di piazza
Bonadies) e’ quella del fiume
Lògane; questo fiume,<<rispettato
da una eruzione che i geologi chiamano di Cifali,
avvenuta nel 252
d.c., rimase invece totalmente coperto e imprigionato dalle lave
del 1381>>.
Altro lavatoio pubblico alimentato dalle acque dell’Amenano,
esisteva a sud-ovest della
villetta Pacini, (a villa varagghi) ma
fu soppresso nel 1950.
Encic. di Ct Tringale Editore 1987
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Fontana dei sette canali |
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Costruita nel 1612,si salvò dalle rovine del terremoto del
1693 che rase al suolo Catania.
Si trova in piazza Alonzo Di Benedetto, alla pescheria, a fianco
della gradinata che vi è alle
spalle della fontana dell'Amenano,
racchiusa in un'ampia volta scavata nelle fondamenta
dell' ex palazzo dei chierici., delle cui acque è alimentata.
L'acqua era freschissima e limpidissima, e fu di uso pubblico, ma quando ci si persuase che
scorrendo sotto l'abitato finisce di essere potabile, il comune, pur lasciando la fontana come
ricordo storico, pensò bene di inibirne l'accesso con una robusta cancellata di ferro.
La fontana è di marmo pregiato con ornamenti che ricordano i trìglifi del fregio greco.
Encic. di Ct Tringale Editore 1987
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Fontana di Cerere |
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Opera dello scultore palermitano Giuseppe Orlando, è datata 1757.
Sorge sul lato occidentale di piazza Cavour, dove fu trasferita nei primi dell'ottocento,
dopo aver decorato per quasi mezzo secolo la piazza Università, allora piano degli Studi,
proprio davanti al palazzo del " Siculorum Gymnasium ".
Era stata innalzata, << essendo re delle Due Sicilie Carlo Sebastiano di
Borbone >> , dai notabili della città ( il vescovo Pietro Galletti, gran cancelliere del regno,
Giovanni Riccioli, vicecancelliere, Alessandro Clarenza, patrizio e Domenico Anzalone ),
<<per il bene comune>>, come ricorda un ornatissimo cartiglio dietro il
basamento della statua.
Sul lato anteriore invece vi è la dedica: << Essa ( la dea ) un tempo dettò leggi e diede
miti alimenti alle terre.
Ora, ricordandosi della patria, dal marmo fa piovere la ricchezza >>.
Narra Lucio Sciacca che nel 1756 Catania era afflitta da una carestia provocata da una
prolungata siccità per cui i cittadini << decisero di ingraziarsi la dea Cerere ( fra le più
qualificate e importanti dell'olimpo, essendo figlia di Saturno e madre di Proserpina )
col tributarle solenni onoranze, facendo in modo che, sotto le pubbliche pressioni, essa si
ricordasse di Catania>> e spingesse così la città fuori dal tunnel della fame.
Di qui l'iniziativa di innalzare quel monumento, inaugurato l'anno successivo con grande
pompa ma non si sa <<se la dea, lusingata dell'onore fattole dal clero e dal Senato catanese,
abbia accolto l'istanza - è ancora Lucio sciacca - e abbia fatto piovere la ricchezza
su Catania >>.
Si sa invece che, << passato lo stato di necessità, il popolo catanese ignorò quell'occasionale protettrice e anzi la guardò di malocchio, scorse i primi difetti,scoprì che tutto sommato si
trattava di una gran brutta cosa ch'era meglio togliere da quel sito e confinarla altrove >>.
E così venne decretato l'ostracismo a Cerere, nella quale molti avevano identificato
Pallade per cui la dea si ebbe il nomignolo ancora in voga, di << Topallara >>,
e il suo trasferimento in una zona periferica, oggi Piazza Cavour.
La fontana è di marmo di Carrara ed è decorata con conchiglie e delfini.
Encic. di Ct Tringale Editore 1987
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Acquaiolo |
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Venditore di quartare |
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